L’artista del mese – Scultura & Design – I MetalliFilati di Paolo Mezzadri
MetalliFilati. Come mai questo nome?
Di getto senza pensarci, anzi forse era lì che mi aspettava, aspettava una non conformità, più tardi ho capito che quel nome richiama il ferro e la pazienza, non sempre mia, di dialogare con esso in un infinito gesto di tessitura quotidiana per trovare modi, tempi e luoghi per futuri spazi creativi.
Le tue opere sono fortemente emotive, sembrano originate da moti interiori e grandi passioni. È così? Come nascono e da cosa vengono ispirate?
Grazie, questo è un argomento più da occhi che da tasti. Ogni pezzo è Paolo, ogni pezzo racconta un viaggio intrapreso tempo fa. Come per tutti i viaggi ci sono attimi e stati d’animo spesso molto diversi. Alcuni pezzi vivono spesso la solitudine delle mie ansie. Attraverso essi, cerco di esprimere la parte più profonda di me, non sono mai soddisfatto di quello che realizzo, non voglio raggiungere nulla di particolare o diventare nessuno di molto importante, ma nei miei pezzi se li metti in fila, se li ascolti con attenzione troverai spesso spunti che ti portano a riconoscere le miei fermate. Ogni pezzo è’ davvero un momento della mia vita.
Parliamo della ruggine, poesia di antico e storia. Cosa significa per te?
La ruggine è tutto, la ruggine è vita, la ruggine cambia in continuazione, cambia visioni e attimi e poi il profumo che per me non è odore. Profumo di vita e di domani e di oggi che sta cambiando…
La ruggine poi sporca e, proprio per questo, dà un valore diverso di identità e di vita.
Geometria, simmetrie, asincronie armoniche, proporzioni alternative: tutti concetti di cui scorgo riverberi nelle tue opere. Sono ricercati o ne sei autore inconsapevole?
Sono inconsapevolmente trasportato da gesti infiniti di prove e stati di totale insoddisfazione verso i miei oggetti, spesso servono giornate per riprovare e per non scoraggiarsi. Non conosco i volumi, le ombre, le proporzioni, la storia, i grandi e tutti i grandissimi. Cerco di realizzare attraverso i – pezzi – parti di me non sempre conosciute, molte volte inizio e finisco con frenesia e senza respiro, vedo e realizzo, vedo e parto. Mi sembra di essere posseduto. Altre volte la fatica è immane senza senso, non capisco ma non mollo. Alla fine mi ritrovo senza nulla. Senza pace.
Le lettere hanno per te un significato particolare. Ce ne vuoi parlare?
Sagome conosciute da subito e, per cause in via di accertamento, perse e ritrovate ultimamente. Le uso, anzi collaboro con loro, per cercare momenti e condivisioni. Usandole in ferro posso sentire e apprezzare la loro plasmabilità e quel profumo di – ruggine – tanto indispensabile quanto ricercato. Le lettere stanno percorrendo con me un pezzo di vita, con loro mi sento meno solo, alcuni dialoghi risultano più completi e meno affannati. Conoscere e riconoscere tutte le lettere non è’ poi così scontato, mi sto fortemente impegnando.
Parlaci della fotografia. Sei tu a comporre gli scenari in cui ambienti le tue opere?
Sì, sono tutti scatti veloci. Gli scenari nascono così, intuizioni dell’ultimo secondo mettendo insieme quello che mi fa stare bene.
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